sabato 22 marzo 2008
giovedì 20 marzo 2008
San Patrisssio
giovedì 13 marzo 2008
my way back to Trentoland
Non ricordo di aver preso il treno da Genova, l'anno scorso, davvero felice di tornare a Trento. Nemmeno una volta. Ci ripensavo oggi, giocando a pingpong in un parco, in questo pomeriggio che parla di primavera.
Un anno bello, lo scorso, ma un anno difficile. Di certo non un anno sereno. Questa volta è diverso. Il luogo non è cambiato, è cambiato il mio stato d'animo, sono un po' cambiato io. E credo che siano alcuni recenti incontri a fare la differenza.
Uno, in particolare.
Un anno bello, lo scorso, ma un anno difficile. Di certo non un anno sereno. Questa volta è diverso. Il luogo non è cambiato, è cambiato il mio stato d'animo, sono un po' cambiato io. E credo che siano alcuni recenti incontri a fare la differenza.
Uno, in particolare.
giovedì 6 marzo 2008
perchè non sia come prima
Quando uscivi dalla porta sul retro di quella casa, da un lato trovavi un abbeveratoio di pietra in mezzo alle erbacce. C’era un tubo zincato che scendeva dal tetto e l’abbeveratoio era quasi sempre pieno, e mi ricordo che una volta mi fermai lì, mi accovacciai, lo guardai e mi misi a pensare. Non so da quanto tempo stava lì. Cento anni. Duecento. Sulla pietra si vedevano le tracce dello scalpello. Era scavato nella pietra dura, lungo quasi due metri, largo suppergiù mezzo e profondo altrettanto. Scavato nella pietra a colpi di scalpello. E mi misi a pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Quel paese non aveva mai avuto periodi di pace particolarmente lunghi, a quanto ne sapevo io. Dopo di allora ho letto un po’ di libri di storia e mi sa che di periodi di pace non en ha avuto proprio nessuno. Ma quell’uomo si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio di pietra che sarebbe potuto durare diecimila anni. Di certo non credeva che non sarebbe mai cambiato nulla. Uno potrebbe anche pensare questo. Ma secondo me non poteva essere così ingenuo. Ci ho riflettuto tanto. Ci riflettei anche dopo essermene andato da lì quando la casa era ridotta a un mucchio di macerie. E ve lo dico, secondo me quell’abbeveratoio è ancora lì. Ci voleva ben altro per spostarlo, ve lo assicuro. E allora penso a quel tizio seduto lì con la mazza e lo scalpello, magari un paio d’ore dopo cena, non lo so. E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quell’uomo aveva una promessa nel cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra.
Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa.
Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa.
mercoledì 5 marzo 2008
non c'è bene
Non posso che esprimere solidarietà con quanto pubblicato dall'amico Zanarcade, sul suo spazio http://husker.splinder.com/. Mi viene in mente un altro amico che, qualche tempo fa, scriveva: "non ci sono soluzioni se non palliativi che rimandano a domande che ripropongono l´illusione di risposte perfettibili; il mondo non ci chiede di svelare l´illusione ma di scovare quel piccolo antro di perfettibilità".
Lavoro per costruire la mia promessa, il pozzo di pietra che, spero, possa durare.
Vero è che, a volte, ciò che accade attorno ti scoraggia.
Caro Diego, non posso dirti molto.
Soltanto,
forza.
Lavoro per costruire la mia promessa, il pozzo di pietra che, spero, possa durare.
Vero è che, a volte, ciò che accade attorno ti scoraggia.
Caro Diego, non posso dirti molto.
Soltanto,
forza.
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