venerdì 29 febbraio 2008

sembra come prima

Tortona è una città silenziosa.
Non che la stazione ferroviaria di una piccola cittadina, alle cinque e mezzo di un sabato pomeriggio (uno a caso, quello che volete voi), sia, per antonomasia, un luogo particolarmente rumoroso. Questo no. Nè, tantomeno, mi sarei aspettato di incontrare un Tralfamadoriano, sul binario. E infatti non è accaduto.
Ma il silenzio, quello c'era. O, meglio, trattandosi di un'assenza, di una negazione (di rumore, ndr), affermare la sua esistenza è forse erroneo. In ogni caso, tutto ciò era assolutamente percepibile.

Ho poi preso il treno, verso Genova. Ho sonnecchiato, durante il viaggio, lasciandomi cullare dal ritmico sobbalzare del convoglio, e dal pensiero dei recenti avvenimenti.

Giunto in stazione, le mie azioni hanno iniziato a susseguirsi secondo un rituale ben collaudato, scontato e familiare. Tutto sembrava come prima. La scala, il sottopassaggio, il biglietto, un sorriso alla signora dell'edicola, sempre scontrosa, come la ricordavo dagli anni dell'università. Sono stato tentato di uscire da Principe, verso via Balbi, verso il bar con la tenda rossa, la mia piccola casa del caffè. Non riuscivo a spiegarmi questo desiderio irrazionale. Anche se ne avevo ben chiara la motivazione profonda. Volevo controllare se il bar stava ancora lì, al suo posto. Non ho avuto tempo di farlo, ma l'ho desiderato.

Sono salito sul locale, verso casa, e io non lo sapevo, ma ho sorriso, tutto il tempo.
Non me l'ha detto un Tralfamadoriano. L'ho capito dopo.

Tutto sembra come prima.
Sembra, appunto.

Sorrido, ancora.

martedì 26 febbraio 2008

old fashioned mixtapes


Many years ago before iPod playlists the art of mixtape was much more complicated... for a start it was done on cassette so it took about 3 hours to do a 90 minute mix and you had to get all the records out first and sequence them before you started.



A lot of love went into every hissing tune that was hand picked for whoever you were making the tape for. Normally it was made for a potential sexual partner to tell them you had the hots for them and to impress them with your musical taste. Or a musical buddy who you were trying to educate.



giovedì 21 febbraio 2008

Le Ong e il mercato turistico


I progetti di turismo sostenibile nel sud del mondo, ad oggi, sono molto legati a realtà associative, e nascono poggiandosi su episodi, storie, espedienti, con un approccio essenzialmente volontaristico. Anche questo progetto è nato da una storia, la storia della Pousada Tremembè e dell’associazione Tremembè Onlus. Se la creazione dell’offerta e del prodotto in loco segue questa logica, lo stesso discorso vale per il marketing e la commercializzazione di prodotti di turismo sostenibile o responsabile. Ad oggi, in Italia, esiste qualche operatore specializzato in questi prodotti, ma la penetrazione nel mercato turistico nazionale è irrisoria (2400 persone all’anno). Inoltre questi operatori che sposano l’etica del turismo responsabile, tracciano itinerari nei paesi in via di sviluppo, anche in Brasile, e certamente, nel fare ciò, adottano un approccio ineccepibile, valorizzando la cultura locale, rispettando l’ambiente e ad appoggiandosi a strutture ricettive gestite da locali. Ma occorre chiedersi se questa dinamica possa davvero innescare processi di sviluppo locale in queste comunità. Il problema è che le destinazioni turistiche commercializzate dal turismo responsabile non hanno alcuna visibilità. Le località sono proposte negli itinerari, ma si può affermare che questi pochi operatori detengano il monopolio degli arrivi turistici, che si fermano a cifre quasi ridicole. Lo sviluppo portato dal turismo deve essere sostenibile, ma deve anche essere sviluppo. È perciò fondamentale che le comunità che partecipano del progetto si organizzino in un ente trasversale che, oltre che ad essere uno strumento di governance, oltre che creare coesione e motivazione, sia un vero e proprio sistema integrato d’offerta. È necessario che la rete disponga di un tour operator di incoming che gestisca i flussi in arrivo e implementi strategie di marketing e comunicazione, ovvero quello che le singole comunità non possono fare, per carenza di competenze e di risorse.

Troppo spesso i progetti di turismo sostenibile nel Sud del mondo si fermano davanti ad una barriera, un circolo vizioso che impedisce lo sviluppo turistico e, di conseguenza, socioeconomico di queste aree. Una (legittima) ansia etica fa sí che queste belle idee rimangano tali. I promotori di queste azioni di cooperazione cadono cosí in una pesante (e spesso ignorata) contraddizione: che vantaggio possono trarre le comunitá se il progetto non é economicamente sostenibile, se i benefici si rivelano essere nulli?
È necessario trovare un punto di incontro, raggiungere una convivenza armonica tra il turismo e l’ambiente fisico e socioecomico delle comunità. L’equilibro fra utilizzo e conservazione delle attrattive e delle risorse di interesse turistico, ambientali o etnografiche.

Perché il turismo sostenibile sia senza dubbio sostenibile, ma sia soprattutto turismo.

mercoledì 20 febbraio 2008

Solaria Jonica


Un'esperienza enologica, una storia emozionante, che sapeva di una terra, la Puglia, che sento anche un po' mia.

Sabato sono stato in una cantina piemontese, vicino a Novara, un posto di per sè triste, ma colorato da una ricchezza inaspettata. Antonio Ferrari, enologo, commerciante e produttore di vini, uomo d'altri tempi. A raccontarci la sua storia, è la figlia. La storia di un uomo la cui vita si è intrecciata con quella di filari distanti mille chilometri, affacciati sullo Ionio. Mentre parliamo degustiamo vini vecchi di cinquant'anni, disegnati dal suo estro d'artista, fino a sentire in bocca il gusto del suo capolavoro, il Solaria Jonica, Primitivo annata 1959.
La storia del Solaria è una di quelle che non si dimenticano.

Antonio incomincia a fare i suoi vini da giovanissimo, quando capisce, o intuisce, di avere un talento da enologo, cresciuto in una famiglia di operai. Ma Antonio non è un imprenditore. Costruisce i suoi vini, sceglie le viti, assaggia l'uva quando è ancora acerba, e chiunque altro vi riconoscerebbe soltanto un gusto aspro ed acido.
E così compone le sue opere d'arte.
Non compra mai la terra, gli piace che a prendersi cura dei filari siano i contadini del posto. Paga sempre in anticipo, anche quando non sa ancora se riuscirà a piazzare il vino, piuttosto si indebita, ma non manca mai.
E' il 1959 l'anno del capolavoro. Antonio capisce che quell'estate nasconde la promessa di qualcosa di unico. Anni dopo si saprà che fu la più calda del secolo. Antonio non poteva saperlo, naturalmente. Ma lo capì.
Aspetta a cogliere l'uva, fino all'inizio di ottobre, nonostante rischi che tutto sia rovinato da un rovescio autunnale. Fa caldissimo il giorno che decide finalmente di vendemmiare, la terrazza sullo Ionio ribolle alla luce accecante del sole.
Torna a Novara con un tir pieno d'uva, e un sogno nel cuore. Fin dall'inizio, il suo progetto è chiaro. Quest'uva non si tocca, almeno per dieci anni. Vuole dimostrare che le uve di primitivo, sottovalutate, usate in piemonte per tagliare i vini locali, sono in grado, sole, di produrre qualcosa di grande. Per mesi la fermentazione è vulcanica, Antonio passa notti intere in cantina, a raffreddare le botti con sacchi bagnati. Taglia e allunga il vino, per non farlo sbordare, ma sempre soltanto con lo stesso mosto.

Dieci anni dopo, con la stessa semplicità di una decisione scontata, Antonio rimanda l'imbottigliatura di altre dieci lune, quando tutto era già pronto. E la scena si ripete, a distanza di anni, e solo nel 2000 il Solaria Jonica vede la luce, quasi contro la volontà del suo creatore, e subito diviene storia.