Con qualcuno, una sera di qualche settimana fa, si diceva che a 15 anni non ci credi quando ti dicono che l’età adulta porta con sé problematiche sconosciute. Ti pare che perdere la testa per un compagno di scuola sia davvero tutto, che non possa esistere sensazione più avvolgente di quella.
In effetti avevamo ragione, anche a 15 anni. Il nostro mondo sono le relazioni che viviamo, sempre, in ogni tempo ed in ogni luogo. Anche quando la linea d’ombra è varcata, e guardi indietro a quegli anni con un sorriso, e una lacrima.
Voglio fermarmi, questo Natale.
Voglio fermarmi un istante.
Sono accadute molte cose.
Siamo partiti, lasciando a casa qualcosa di ingombrante, e abbiamo avuto il coraggio di tornare.
Ci siamo amati, follemente, ma anche con tenacia, e qualche volta abbiamo dovuto dirci addio.
Abbiamo bevuto due bottiglie di vino, una per il tempo del gioco, l’altra per un’occasione davvero importante. E una terza è rimasta in cantina, perché già sapevamo che presto avremmo avuto motivo di brindare ancora.
Siamo diventati madri e padri, senza mai credere veramente che fosse possibile.
Abbiamo corso a lungo, per uccidere la rabbia, e ci siamo scambiati sguardi d’intesa, che valgono più di tante parole.
Ci siamo fermati a guardare in faccia la paura, fino a quando è stata lei a voltarci le spalle.
Siamo stati capaci di guardarci dentro, ed affrontare noi stessi. E, lì, da quello che abbiamo visto, siamo ripartiti.
Sono accadute molte cose.
E ne accadranno di nuove.
Il nostro sguardo non si può esaurire nello spazio delimitato dai nostri passi. Questo non lo augurerei a nessuno.
Ma non vi auguro nemmeno di volare alto, di attraversare cieli che ci attraggono solo per la loro incommensurabile vastità.
Vi auguro invece di calcare il passo sulla vostra strada, concedendovi di lasciar spaziare lo sguardo oltre l’orizzonte.
mercoledì 24 dicembre 2008
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