martedì 15 aprile 2008

Una vittoria culturale


"Daremo all'Italia questa nuova forza del 40 per cento, che credo sarà la protagonista della storia politica italiana nei prossimi decenni. Questo è il grande sogno che ho realizzato, il grande obiettivo cui ho teso nei 14 anni che mi hanno visto passare da imprenditore a uomo della politica al servizio dello Stato".
Ha ragione, il neoletto premier. Il suo grande obiettivo è stato raggiunto. E non parla del terzo governo Berlusconi. La sua vittoria va ben al di là dei numeri, dei seggi e dei ministri.
La vittoria di Berlusconi è una vittoria culturale.
Vince non un partito, ma un modo di intendere la politica.
Vince uno che afferma che i mafiosi sono eroi, che dice di non pagare le tasse, che parla di calciatori, che mette in ridicolo l'Italia in una seduta del Parlamento Europeo, dando del nazista ad un deputato tedesco. Se ne parlava poco fa con un amico, il berlusconismo non è più un fenomeno di passaggio. I giovani che ieri e domenica hanno votato per la prima volta, cresceranno credendo normale tutto questo.
La nostra non è semplicemente una crisi politica. Non avremo soltanto problemi di devastazione dei conti pubblici, o quel cinghiale di Calderoli ministro di nonsoccheccazzo.
La nostra è una crisi etica e morale.
Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo.
V for Vendetta

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