mercoledì 17 settembre 2008

settembre (questo)

"Ogni tanto qualcuno si chiude. Ogni volta che ascolto quest'espressione mi viene in mente Giustino Fortunato, che nei primi anni del '900 - per conoscere la situazione dei paesi della dorsale dell'Appennino meridionale - aveva camminato a piedi per mesi, raggiungendoli tutti, soggiornando nelle case dei braccianti, ascoltando le testimonianze dei contadini più rabbiosi, imparando che voce e che odore avesse la questione meridionale. Quando poi era diventato senatore, gli capitava di tornare in questi paesi e chiedeva delle persone che aveva incontrato anni prima, quelle più combattive che avrebbe voluto coinvolgere nei suoi progetti politici di riforma. Spesso però i parenti gli rispondevano: "Quello s'è chiuso!". Chiudersi, diventare silenzioso, quasi muto, ua volontà di scappare dentro di sè e smettere di sapere, di capire, di fare. Smettere di resistere, una scelta di eremitaggio presa un momento prima di sciogliersi nei compromessi nell'esistente."

Non ho trovato parole mie che meglio esprimessero l'atmosfera di questo settembre.
Magari, se siete nella decina di persone che capitano su questa pagina, potreste pensare che questo è un settembre triste, rispetto ai due precedenti. Che il sottoscritto ha abbandonato le proprie tensioni oniriche, che si rifugia in una quotidianità, della cui mediocrità è consapevole, e che si rassegna ad essere ragioniere della continuità.

In realtà, è vero l'opposto.
Certo, non è un settembre facile, non guido nella notte con il vento nei capelli, e la persona amata al mio fianco. Cerco di scrivere questa storia e di esserci, con pazienza e determinazione. Veglio e ascolto. Corro, spesso.

Ma non mi chiudo.

1 commento:

Felix Lalù ha detto...

vai fabbio vai!
appriti!