Stamane, alzandomi e gettando un’occhiata fuori dalla finestra, ho subito pensato che quella di oggi sarebbe stata una tipica giornata settembrina, grigia e piovosa. Una di quelle giornate che ti fanno capire senza mezzi termini che l’estate è finita. Settembre. C’è chi dice sia un mese del cazzo, a metà fra la stagione calda che gioca le sue ultime carte e un autunno che non presagisce nulla di buono. Sarà anche vero, ma per uno strano gioco di coincidenze e situazioni, o forse perché settembre – per sua natura - è un mese di bilanci e progetti, a me questo periodo dell’anno ha sempre detto qualcosa. Stamattina ho accompagnato mio fratello a sbrigare le prime pratiche per l’iscrizione all’università, e ripensavo ad un settembre di sei anni fa, quando, con una camicia bianca e poca barba, mi recavo in via balbi a completare gli stessi formulari. Con un po’ di nostalgia ricordavo l’entusiasmo e i timori, le prime lezioni, i primi esami. Lo scorso luglio quel capitolo della mia vita si è chiuso, per lui oggi è incominciato, in una piovosa giornata settembrina. Ripensavo al settembre di Ilaria e a quello di Valentina, e a quello stranissimo 20 settembre di tre anni fa, quando guardavo spaesato fuori dal finestrino di un bus diretto a Galway, fantasticando su quello che mi aspettava e annusando l’aria avido di nuovi odori. Ripensavo a me solo in macchina, un settembre di non so più quanti anni fa, a piangere solo sulle note dei modena, a piangere per cosa, non ricordo. Ripensavo ad una chiacchierata notturna con un amico, seduti sul ciglio della strada, per uccidere la rabbia con un’intesa, sforzandosi di capire, senza mai riuscirci.
Da bambino mi divertivo ad immaginare che le centinaia di auto che vedevo passare tutti i giorni dalla finestra di camera mia fossero tutte in partenza per qualche viaggio meraviglioso. Non concepivo che si prendesse l'autostrada solo per andare al lavoro. Impossibile. Specialmente di notte, quelle sagome che si distinguevano nell'oscurità grazie ai loro fari gialli erano tutte in partenza, e il bello era che io non sapevo dove stessero andando. Era l'idea del viaggio in sè che mi affascinava.
Settembre. Un’altra occhiata fuori dalla finestra, sta ancora piovendo. Mi scopro meno spensierato di qualche settembre fa. Forse, più consapevole. Certamente con la stessa voglia di partire.
Non so a voi, ma a me questa pioggia ha sempre detto qualcosa.
martedì 2 settembre 2008
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2 commenti:
e' un blog povero, non c'e' niente da fare.
e' un blog triste, ma non perche' trasmette tristezza o e' triste quello che c'e scritto.
e' proprio triste lui. Si vede benissimo che si sente trascurato.
La prossima volta che Le viene voglia di scrovere qualcosa, usi i contraccettivi.
Altrimenti Le viene fuori un blog che poi non e' in grado di mantenere.
ciao trorrolo! settembre, che ti ricordo essere il mese dell'amore, della pace e della perplessità, quest'anno porta cambiamento.
mi licenzio. e che god, gosh e goddasan me la mandino buona
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